“Bella e dolce Bologna! Vi ho passato sette anni, forse i più belli”. Con queste parole, Pier Paolo Pasolini esterna tutto il proprio amore per la sua città d’origine. Città d’arte, di cultura e di controcultura, città godereccia e dall’innegabile valore gastronomico certo, ma che solo un occhio meno attento potrebbe catalogare come semplice patria di tortelli e tagliatelle.
Un attaccamento, quello del più grande intellettuale italiano del dopoguerra, che lo porterà a girare alcune scene del suo ultimo, controverso capolavoro “Salò e le 120 giornate di Sodoma” proprio sui colli bolognesi, all’interno di quella Villa Aldini che domina la città e che Napoleone definì “superbe!”. L’interno della villa non è visitabile, ma vale comunque la pena ammirarne da lontano l’eleganza neoclassica.