l’esperto

“Scusi, per San Marco?”. Ho risposto tante volte a questa domanda con un semplice “Sempre dritto”. A Venezia tutte le calli portano in Piazza San Marco, la meta per eccellenza, il traguardo da raggiungere per poter dire di essere stati veramente in questa città. Ma vi consiglio di arrivarci senza guardare l’orologio, perdendovi fra palazzi e campi sconosciuti e lasciandovi andare a piacevoli imprevisti. Dimenticate la fretta e i luoghi comuni. Attraversato il Ponte della Libertà, che separa l’isola dalla terraferma, non si entra in un luna park e nemmeno in una città che piange, sconsolata, il suo passato glorioso. Sebbene sia invasa da milioni di turisti ogni anno, la sua anima incanta, avvolge e conquista chi la sa cercare e ascoltare.

Una cosa che riesce ancora a stupirmi dopo tanti anni è vedere persone in visita alla Casa delle Girandole, dietro Campo San Rocco, a dieci minuti dalla Stazione Santa Lucia. Fino ai primi anni Duemila, la facciata di questa casa era decorata con centinaia di girandole di legno, soli, stelle e lune realizzate a mano dall’anziano signore che vi abitava. Si chiamava Donato Zangrossi e, come racconta Giada Carraro nel suo libro “La Casa delle Girandole”, era un poeta-astronomo innamorato degli astri e della bellezza del creato.

Purtroppo le girandole sono andate distrutte dopo la scomparsa del loro artigiano, ma molti visitatori ancora vengono qui con la speranza di rivederle e rivivere i ricordi di una scoperta che avviene spesso in modo fortuito, lungo la strada per San Marco o Rialto. È questo il simbolo del legame che Venezia instaura con i suoi visitatori più sensibili. Quando riesce a far scoprire i suoi lati più autentici e segreti è impossibile dimenticarli. Ogni angolo ne è pieno. Basta saper guardare, e sapersi fermare.

Tramontin Gondole. Cantiere di costruzione gondole. Dorsoduro, Venezia 2017
Vista da Tramontin Gondole, cantiere di costruzione gondole (Dorsoduro)
Calle della Mandola. Bottegha dell'impiriressa Marisa Convento. San Marco, Venezia 2017
Calle della Mandola. Bottega dell'impiraressa Marisa Convento
Tramontin Gondole. Cantiere di costruzione gondole. Dorsoduro, Venezia 2017
Tramontin Gondole, cantiere di costruzione gondole (Dorsoduro)

Indugiare in Campo San Rocco per esempio è sempre un’ottima scelta. Qui c’è l’omonima Scuola Grande, una vera e propria galleria personale di Jacopo Tintoretto. Uscirete da questa visita con gli occhi pieni di splendore. Le pareti e gli scomparti dei soffitti della Scuola, costruita su due piani tra il 1516 e il 1560, ospitano l’intero ciclo di teleri dipinti dal Tintoretto tra il 1564 e il 1587. Le straordinarie tele dell’artista ricoprono tutte le pareti delle sale e, al secondo piano, anche dei soffitti.

Se invece vi piace la musica, è probabile che all’uscita della Scuola Grande vi sediate sui gradini ad ascoltare un tenore di strada che intona canzoni napoletane alternandole con serenate in dialetto veneziano. È Giuseppe Corsi, un ex ferroviere in pensione che vive a Verona ma che quasi tutti i giorni prende il treno per Venezia e viene a cantare in questo campo dall’acustica straordinaria. In pochi minuti, con la sua voce, si viene catapultati in un teatro a cielo aperto.

Prima di proseguire nella nostra passeggiata, vi ricordo che a Venezia non ci sono vie, ma “calli”, e non ci sono piazze, ma “campi”. La piazza è una sola: Piazza San Marco, e l’unica “via” è “via Garibaldi”. Con Tintoretto negli occhi e le canzoni di Giuseppe nelle orecchie, andiamo a prenderci un caffè o uno spritz in Campo Santa Margherita, il punto di ritrovo degli studenti universitari.

Sul Campo si affacciano molti bar, avrete solo l’imbarazzo della scelta, ma vi suggerisco di sedervi all’aperto e godervi il viavai dei residenti e i giochi dei bambini. Questo è uno dei pochi campi veneziani in cui vedrete bambini giocare a calcio e a nascondino, andare in bicicletta e in monopattino. A volte stendono una coperta per terra, sui masegni (le lastre di trachite che costituiscono la tipica pavimentazione veneziana) e improvvisano dei mercatini di libri e giocattoli usati.

Tramontin Gondole,  Dorsoduro

Lasciato Campo Santa Margherita, rinvigoriti da un buon aperitivo, proseguiamo nella direzione che porta all’Accademia di Belle Arti, e dunque a San Marco, ma prima vi porto in calle Lunga San Barnaba, che prende il nome dall’omonimo campo. In questa calle si può fare una dolce pausa alla sala da Tè Fujiyama, con un raffinato giardino interno, oppure entrare nella Caos Art Gallery di Giuseppe Siciliano per visitare la mostra in corso. Non rinunciate a entrare nell’atelier della pittrice Luana Segato, in arte “Luse”, che vi accoglierà in mezzo a cavalletti, pennelli e colori a olio e dove potrete assistere alla presentazione di alcune sue opere.

Dopo questa immersione nei luoghi della quotidianità veneziana, vi faccio fare un’altra deviazione. Prima di svoltare per l’Accademia, appena oltrepassato il Ponte delle Maravegie, giriamo a destra e imbocchiamo la calle che porta alle Zattere. Qui possiamo fermaci a bere un bicchiere di vino all’Osteria “Al Squero”, che si trova proprio di fronte al famoso “Squero di San Trovaso”, l’antico cantiere risalente a prima del Seicento, dove si costruiscono e si riparano le gondole e le barche in legno. A pochi passi c’è lo storico Squero di famiglia “Tramontin & Figli”, dove le gondole prendono forma dal 1882.

Attraversiamo il Ponte dell’Accademia e arriviamo in Campo Santo Stefano. Piazza San Marco e il Ponte di Rialto sono vicini. Siete pronti ad accogliere le scoperte fuori programma? Vi garantisco che raggiungere le vostre mete con lo spirito curioso di chi vuole conoscere le storie che si nascondono dietro una porta, una scritta, una vetrina, non ha paragoni.

Aperitivo Venezia
Al Squero, San Trovaso
Al Squero, San Trovaso. Venezia 2017
Squero di San Trovaso

I vostri passi vi porteranno in tanti campi e calli diverse, di cui potrete conoscere il nome alzando lo sguardo verso i nizioleti, le tipiche indicazioni stradali della città. La parola nizioleto in dialetto veneziano significa “lenzuolino”: le indicazioni e i toponimi delle strade, infatti, sono scritti in nero su supporti rettangolari con lo sfondo bianco, che ricordano proprio delle piccole lenzuola. L’intera storia di Venezia potrebbe essere raccontata dai nizioleti: i nomi delle calli e dei campi riprendono gli antichi mestieri, le attività che un tempo venivano svolte in quei luoghi, e vere e proprie storie e leggende. Ne scoverete di strani, bizzarri e curiosi.

Ponte Rialto. Venezia 2017
Nei pressi del Ponte di Rialto
San Marco. Venezia 2017
Piazza San Marco

Mi raccomando: nel vostro intenso peregrinare non lasciatevi sfuggire la Calle della Mandola, dove si trova la bottega dell’impiraressa Marisa Convento. Scommetto che pochi di voi avranno sentito parlare di un’impiraressa, l’artigiana specializzata nell’arte di infilare perle minuscole – le tipiche conterie in vetro realizzate nelle fornaci di Murano – per trasformarle in gioielli e creazioni di grande fascino.

Nel sestiere di Cannaregio, in Calle dell’Oca, andate invece da Piero Dri, un giovane astronomo diventato remer, costruttore di remi e forcole per le gondole e le barche. In tanti scambiano le forcole per opere d’arte contemporanea, e infatti sono state esposte in musei e mostre internazionali, addirittura al Moma di New York. Ma la loro funzione è un’altra: sono il perno di legno, elegante e sinuoso, su cui appoggia e si muove il remo.

Piero Dri è conosciuto da tutti come il “Forcolaio Matto”. E un po’ matto lo è davvero, perché l’amore per la sua città, per la magia della laguna e per gli antichi mestieri che hanno reso Venezia unica gli ha fatto cambiare strada da un giorno all’altro, senza ripensamenti né rimpianti. Solo con la passione di chi vuole, davvero, fare della bellezza un bene comune.

di Silvia Zanardi

Campo Santa Margherita

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